martedì 17 febbraio 2009

La decorazione del legno: La scelta della tecnica

La decorazione del legno (dalle espressioni piu’ semplici , quali il decoro di oggetti per la casa o per il lavoro, sino a quelle piu' sofisticate, quali la scultura a bassorilievo o la scultura a tutto tondo) ha molti aspetti.
L’intaglio del legno a coltello e’ solo uno di essi, anche se di tutto rispetto, anzi nient'affatto secondario; esso, infatti , consente di esprimere, pur nella semplicita’ tecnica, elevati livelli di raffinatezza decorativa o artistica.
Senz’altro, l’uso di un coltello per intagliare un oggetto della vita quotidiana o una tavoletta di legno risale alla notte dei tempi; molto diffuso tra i pastori, come pure tra gli abitanti delle zone di montagna, obbligati per lunghi mesi gelidi a sospendere le attivita’ all’aria aperta e a restare al chiuso.
In tutte le Alpi Occidentali , come pure nel nord Europa, si trovano oggetti con decori ricorrenti, eseguiti con tecniche e stile simili tra loro.
Oggi la tecnica dell’intaglio a coltello e’ molto praticata in Italia in VAldaosta, ma anche oltreoceano dai ‘chip carver’ canadesi o americani, tra i quali ci sono nomi 'famosi'.
Diciamo pure che in questi tempi di commercializzazione selvaggia, che cerca di far divenire anche gli hobby (cioe' il tempo libero strettamente personale della gente) golosa fonte di reddito per alcuni produttori e distributori di materiali e di attrezzi, l'intaglio a coltello e’ tra le tecniche di decorazione e scultura del legno quella piu’ facile da rivitalizzare e spingere, indipendentemente da un contesto socio-culturale spontaneo.
Ma sta a ciascuno di noi non farsi strumentalizzare e accostarsi a questa tecnica/arte/hobby/espressione solo nel caso in cui essa/esso appaghi il nostro bisogno interiore di espressivita’ e non perche' siamo vittime di un nascosto o ancora peggio subliminare stimolo commerciale.
Il passato ci ha dato opere bellissime di intaglio , di cui molte conservate nei musei etnografici o in collezioni private.
Per fortuna anche oggi non ci si limita a conservare, imitare, ripetere solo cio’ che e’ tradizionale, bensi', usando una tecnica tradizionale, i migliori artisti creano opere veramente interessanti.
Non mi stanco di invitare tutti ad andare a cercare su WEB ‘Recovering grey’ , secondo me la piu’ bella delle opere moderne realizzate con questa tecnica. L’autore (americano, non ne cito il nome solo perche’ credo abbia un marchio registrato, pertanto potete cercarlo voi facilmente con Google) mi ha scritto di avere impiegato un intero anno , piu’ di 12 -14 ore al giorno, inclusi i week –end , per disegnarla direttamente sul grezzo e per completarla.Quest’opera , oltre ad esibire una indiscutibile abilita' tecnica, e’ una perfetta espressione di pura idealita’, rivela fantasia, equilibrio, immaginazione, capacita’ di concretizzare un’idea astratta e comunicarla. La prima volta che ne ho visto alcune foto, mi sono chiesta se per caso non fosse una pura creazione di immagine digitale.Essa e' anche di notevoli dimensioni. Ed e’ basata , da un punto di vista geometrico, su una succesione di rosoni. Ho gia’ scritto che il rosone e’ il meglio che si possa fare con i coltelli da intaglio. I valdaostani o gli scandinavi credo che abbiano sprimentato qualunque motivo geometrico, eppure il rosone supera il limite ogni volta e puo’ offrire l’occasione di una nuova invenzione.
Torniamo alla tecnica del ‘chip carving’ ( che nei casi di estrema sottigliezza del decoro puo’ assurgere a ‘fine carving’) , detto in Italia piu’ semplicemente intaglio a tacche o intaglio in punta di coltello. Per cominciare a decorare su legno, e’ la tecnica piu’ adatta, con la possibilita’ di risultati quasi immediati; ha una notevole ‘scalabilita’, all’inizio ci si accontenta di eseguire intagli semplici che hanno comunque un senso compiuto e sono gia’ belli, poi si passa gradualmente a cose piu’ complesse. Si puo’ praticare anche in casa, senza troppo sporco e senza rumore. L’attrezzatura necessaria: un coltello da intaglio, costo basso, modelli disponibili molti di diversi fornitori.Io uso quelli di Nicola Codega di Premana e qualche Pfeil, ma ci sono anche , Stubai, Due ciliegie, e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Ho usato per alcuni anni il ‘b’ di Codega , ma ormai da un po’ uso a complemento anche un coltello di Pfeil molto simile ad un temperino da tasca ( anche se la lama e’ un po’ lunga, e non sempre adatta a tutto, proprio per questa lunghezza lo uso se devo scolpire fiori e foglie a bassorilievo e se la superficie si presta a farlo con coltello anziche’ con sgorbie). Da un paio di anni, i miei preferiti sono in assoluto, a torto o a ragione, il numero  '1' e il  '2' del Codega.
I rudimenti della tecnica si possono apprendere facilmente dai libri base , ce ne sono pochi di autori italiani, molti in lingua inglese; di questi, spesso molto interessanti perche’ aiutano a vedere anche il gusto decorativo di altre nazioni, non sempre esiste la versione in lingua italiana. Vi bastera’ comunque fare una ricerca su web per trovarli e ordinarli al miglior prezzo.
Come pure ci sono alcuni corsi ‘gratuiti’ su web, italiani e non, che in realta’ mi pare si copino molto l’un l’altro (come molti libri del resto ); quelli italiani poi, senza offesa per alcuno, sono uno la copia dell'altro.
Ma ad un hobbista non importa, basta che servano a capire. Alcuni sono nascosti tra le pieghe di siti commerciali, ma con pazienza potrete arrivarci; spesso cambiano indirizzo, ma con i motori di ricerca li scoverete. Io trovai cosi’ quello su cui ho basato l’acquisto dei primi attrezzi, del legno, etc... e da cui in assoluto ho appreso i primissimi rudimenti.
Poi, lasciatemi dire un'ovvieta': se siete vicini ad un maestro affermato che tenga corsi o vi segua nel suo atelier, siete nelle condizioni per avere i risultati migliori . Da sempre i mestieri manuali si apprendono velocemente e con maggiore qualita’ di risultato con un maestro dal vivo . Altro che multimedialita’!

Le essenze

Premetto: Io ho comperato legno solo in segheria. Cominciate con il tiglio, avrete buona soddisfazione, e’ giustamente ‘tenero’ e tradisce poco , non costa molto, non si tarla. Vi auguro di trovare tavolette piu’ piccole di quelle che mi hanno venduto , dopo una strenua ricerca (una tavola lunga 3.5 metri, spessa 8 m, larga 35 cm che per fortuna hanno tagliato in due pezzi piu’ corti come da me richiesto). Poi passerete al cirmolo, se siete in zona in cui si venda, poi al noce nazionale, quando sarete cosi’ bravi da poterne trarre il meglio. E’ costoso, ma da’ molta soddisfazione nell’intaglio fine, anche se nei mobili antichi veniva tinto e la venatura particolare acquistava un caldo colore lussuoso e confortante. Si possono intagliare anche l’acero o il cedro o il ciliegio, o anche il povero, modesto ontano, che ha una garbatissima fiammatura e lucidato solo con cera ha un colore mielato molto caldo. Ma prima esercitatevi sul tiglio. Se riuscite a trovare facilmente oggetti gia’ pronti per essere intagliati (scatole , vasi, suppellettili in genere, mobiletti) in essenze adatte, avrete la vita gia’ facilitata, specialmente se sarete attenti a scegliere il legno in funzione del tipo di disegno che andrete ad intagliare. Io odio il faggio, ma c’e’ chi lo intaglia; l’ulivo e’ bello, ma secondo me non permette intagli pregiati a coltello se non con una fatica esagerata rispetto ai risultati. ; la sua venatura e’ gia' cosi’ ricca da non avere bisogno di decori e di intaglio. Nel cedro si fanno bene intagli a figura positiva; il cedro e’ morbido , ma talora si spezza e allora non sceglietelo, se non siete molto abili, proprio per fare un complicatissimo rosone, ma piuttosto per fare decori ornati. Il mio rosone della scatola in cedro pubblicato molto tempo fa ha evidenti difetti, ma purtroppo l’amica di mia figlia voleva un rosone sulla scatola di cedro senza sentire ragioni.

Cercare il proprio stile

Secondo me non ha molto senso cercare di raggiungere quella meta costituita dal saper intagliare con una tecnica perfetta o quasi, se non contemporaneamente cercando un proprio stile; non dovremmo limitarci a riprodurre lavori altrui, modelli, disegni senza fare scelte e senza mettere nulla di proprio nel nostro intaglio. Mescolando linee, decori, soggetti in modo forzoso o impersonale, si rischia di ottenere talora intagli noiosi o, peggio, di pessimo gusto. Bisogna produrre magari di meno, ma ponderare bene e cercare di ottenere il meglio che ci e' possibile per la qualita' del nostro manufatto.

Il disegno

Premetto che non vengo da una scuola tecnica e che non ho piu' avuto dalle scuole che ho frequentato dopo le medie, sino all'universita', alcuna  lezione di disegno. Magari molti di voi possono invece  insegnare agli altri come disegnare bene. Io ne parlo, del disegno, solo relativamente all'intaglio come hobby. E’ la fase fondamentale per un buon risultato dell'intaglio a coltello, richiede precisione, equilibrio, regolarita’, espressivita’ e fantasia creativa.
Normalmente per il disegno del motivo da intagliare, si usa una matita morbida, che non deformi il legno e che sia cancellabile facilmente con una gomma o con una lieve passata di carta abrasiva finissima, ma che tenga almeno mentre si esegue l’intaglio, senza sparire al solo contatto della mano. Io preferisco il disegno direttamente eseguito sul pezzo grezzo, ma talora esso va studiato prima su un foglio delle stesse dimensioni della superficie da decorare e poi magari riportato addirittura con carta da lucido piu’ carta grafitata. Se ci sono cerchi, suggerisco fortemente di eseguire il disegno con un compasso preciso con mina morbida direttamente sul pezzo, facendo attenzione che la punta metallica del compasso non rovini il legno o non si sposti, introducendo errori . Se sull’oggetto ci sono superfici curve e si debbono tracciare linee sara’ bene inventarsi un trucco o usare righelli millimetrati di materiale molto flessibile. Se il legno e’ poroso e ‘assorbe’ la grafite della mina (vedi ayous.., a cui faccio riferimento spesso), io preferisco proteggere il legno con nastro da verniciatore (in carta sottile) e disegnare sul nastro , intagliare, poi rimuovere i residui. Sappiate pero’ che cio’ danneggia l’affilatura dei coltelli.

L'intaglio a coltello o chip carving su disegno geometrico

Si inizia ad asportare il materiale in eccesso tra le linee di superficie del disegno , tenendo il coltello inclinato a circa 45 gradi, ma ognuno, anche in funzione del coltello, del disegno e della durezza del legno trovera’ il proprio equilibrio. Piu’ sara’ costante l’inclinazione, piu’ il lavoro risultera’ regolare e ben finito. La luce colpendo la superficie intagliata dara’ un buon effetto di chiaro e scuro tra le linee di superficie o tra le superfici e le cavita’.
Un’altra regola che riportano tutti i libri e i corsi e’: se potete scegliere tra piu’ tagli possibili, dovrete iniziare sempre da quello attiguo ad un altro taglio gia’ eseguito e sempre da quello trasversale alla fibra del legno (questo perche’ il taglio trasversale vi impedira’, quando farete successivamente i tagli nel senso longitudinale alle fibra, di infilare il coltello nella venatura e ottenere un taglio sbagliato, impreciso, indesiderato e lungo... che non si ferma piu’). Potrete scegliere tra figure di tipo ‘positivo’, cioe’ con prevalenza di superfici che definiscono l’immagine e cavita’ che le ‘contornano e le delineano, o immagini ‘negative’ in cui le linee di superficie tracciano l’immagine, che e’ costituita in prevalenza da cavita’, nel mezzo di una superficie piana. Spesso lo stesso disegno tracciato sul legno ancora grezzo potrebbe essere interpretato nella fase di intaglio come negativo o positivo, dando origine cosi’ a due intagli totalmente diversi. Alcuni ritengono che l’intaglio positivo sia meno pregiato; io penso invece che l’intaglio positivo, specialmente se unito a buon gusto nella scelta del disegno e messo in relazione all’oggetto che si decora e alla sua forma , possa esprime molto piu’ calore espressivo e varieta’ di stile. Si trovano ottimi esempi di artisti di alto livello che usano molto il positivo. Inoltre non e’ detto che un oggetto sia ben intagliato solo se riporta un complicato schema geometrico, che potrebbe risultare freddo e inespressivo, (insomma come un virtuosismo tecnico fine a se’ stesso) . E, del resto, nelle opere dei secoli passati di pregiati artigiani come di sconosciuti, si aveva uguale presenza di decori fatti in molti modi, non solo geometrici e non solo a figure negative. Dopo l'intaglio, va eseguita la finitura. Ho scritto piu’ volte nel blog che all’inizio preferivo la lucidatura a gommalacca, ma che poi ho optato anch’ io, dopo vari commenti anche molto negativi , per un uso prevalente della finitura a cera. Vi rimando ai post gia’pubblicati. Tra l’altro ho notato che il tema della finitura e’ uno dei pochi su cui si e’ ‘scatenata ‘ la disussione tra i lettori dei miei post a suon di commenti ( discussione che di solito langue, anche se le visite al blog sono moltissime). Ho visto che l’argomento solleva sempre molta attenzione, anche nei forum specializzati in ‘restauro ‘ o in lavori di falegnameria etc... ..E ancora non ho capito bene perche’. Forse perche’ la finitura richiama aspetti tecnici, ma non ci sono regole assolute ed ognuno crede di avere trovato la propria ricetta. Ben venga la discussione sulla finitura! E...buon lavoro a chi si accostera’ a questo hobby, magari dopo , spero, aver letto anche questo articoletto!

La finitura

Ho scritto piu’ volte nel blog che all’inizio preferivo la lucidatura a gommalacca, ma che poi ho optato anch’ io, dopo vari commenti anche molto negativi , per un uso prevalente della finitura a cera. Vi rimando ai post gia’pubblicati. Tra l’altro ho notato che il tema della finitura e’ uno dei pochi su cui si e’ ‘scatenata ‘ la disussione tra i lettori dei miei post a suon di commenti, mentre di solito langue, anche se le visite al blog sono moltissime. Ho visto che l’argomento solleva sempre molta attenzione, anche nei forum specializzati in ‘restauro ‘ o in lavori di falegnameria etc... ..E ancora non ho capito bene perche’. Forse perche’ la finitura richiama aspetti tecnici, ma non ci sono regole assolute ed ognuno crede di avere trovato la propria ricetta. Ben venga la discussione sulla finitura! E...buon lavoro a chi si accostera’ a questo hobby, magari dopo , spero, aver letto anche questo articoletto!
riporto di seguito il post gia' pubblicato sulla finitura:
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Spesso, pur non comparendo commenti direttamente sul blog, ricevo qualche e-mail diretta ; tra le ultime ho ricevuto in particolare una domanda da Paolo sulla gommalacca. Visto che gli ho risposto via e-mail di getto , con molti errori di ortografia, ho deciso di postare oggi questo piccolo commento sul tema, spero avendo corretto il grosso degli svarioni di battitura (???!!! introducendone di nuovi, ovviamente). Non so se la mia gommalacca sia come da manuale: pertanto chi volesse provare ed apprendere il modo migliore di prepararla o di applicarla fara’ bene a rivolgersi agli esperti, come ho gia’ detto in un post precedente. Su Web ci sono tanti articoli, anche molto tecnici. Sta di fatto che io compro quella in scaglie, a peso, cosi' costa ancora meno, uso per diluirla l'alcole a 95 gradi (non quello normalmente in vendita al supermercato, che e' a 90 gradi max), preparo la gommalacca come la pasta per le tagliatelle, a ‘occhio’; ne tengo un po' sempre pronta, poco diluita (che tengo sempre ben chiusa, perche' l'alcole cosi' quasi puro evapora che e' un piacere) , poi al momento dell'uso in un'altra piccola bottiglietta ne diluisco un po' aggiungendo altro alcole. Un mio collega che ha anche lui l'hobby del legno dice che suo nonno gli ha lasciato una ricetta in cui la gommalacca viene arricchita con l'olio di oliva. Non ho mai provato. Per me la prima passata e' da fare molto blanda (diluita) , affinche' penetri bene nei pori del legno. Poi passo a quella un po' piu' densa, poi sempre piu' diluita sinche' lucido con alcole qualsi puro. Non crediate che io sia brava con la gommalacca; io la chiamo la gommalacca 'a modo mio': uso uno stoppino o tamponcino, fatto da me con straccetti di cotone o lino sottile, riempiti di lana vera, molto stretto, ovviamente le pezzette sono fatte con la stoffa di vecchie camice da uomo (o di cotone sottilissimo o di lino, quello che ho al momento in casa). E' vero che se si usa la pomice sottilissima (doppio zero) prima di iniziare a lucidare, come turapori, insieme a un po' di gommalacca ( e soprattutto dopo, dicono, averla abbrustolita la pomice in padella a secco, perche’ scurisca) si ottiene il risultato di 'turare ogni fessura' (avevo consultato anche un vecchio lucidatore /restauratore che alla bella eta' di 86 anni fa imperterrito i mercatini dell'antiquariato in Brianza) , ma questo secondo me va bene se si deve davvero lucidare finemente una superficie ampia di legno pregiato, lastronato di noce etc... e poi passando tante volte il tampone con accortezza e pazienza in tanti versi (lasciando asciugare bene tra una mano e l'altra) si otterra' una superficie lucidissima... Ma nell'intaglio bisogna fare 'una via di mezzo', altrimenti i cavi si riempiono di sgradevoli residui biancastri e la gommalacca se non si e' abilissimi diventa caramellosa. Innanzitutto niente pomice, ne' turapori, e poche passate molto diluite. La gommalacca, inoltre, secondo me, va bene come e’ stata sempre usata nel secolo scorso, cioe’ se prima si tinge il legno, con il mordente; la gommalacca infatti dara' una sfumatura bellissima alla tinta, molto piu' di qualunque cera, anche colorata. La gommalacca comune e' ambrata (c'e' anche quella purificata bianca, ma confesso non l’ho mai usata sull'intaglio, mentre l'ho usata nella doratura a guazzo, come finitura protettiva) , piu' o meno secondo la provenienza, questo la rende bella, perche’ proprio questo accentua il calore dell’aspetto del legno. Ma, per rispondere ad una domanda nella e-mail di Paolo, se si applica sul legno non tinto, ad esempio sul tiglio che non ha neppure venatura, secondo me, non da’ grandi risultati....Dico questo perche’ io l’ho provata, senza tingere prima con mordente, solo su tiglio (vedi il mio rosone) , e il risultato mi ha deluso: un bel giallastro stupido. Non ho mai provato con noce o con ontano, che hanno una bella venatura. Magari provo su una tavoletta di sfrido uno di questi giorni. La gommalacca negli intagli molto fitti la stendo con il pennello (che poi e' letteralmente da buttare, attenzione!, pulire subito con l’alcole, se basta; notare: se un restauratore o un vecchio lucidatore legge che stendo a pennello la gommalacca mi uccide via web!!) e uso il tampone nelle parti lisce al contorno, passando pero' anche sull'intaglio lievemente, cosi' il grado di laccatura e' (almeno nelle mie intenzioni) uniforme. Ripeto: sono stata molto criticata per l’uso della gommalacca sull’intaglio a coltello, non essendo un’esperta posso solo accettare le critiche e suggerire a tutti di usare la finitura a cera. Per la cera, anche li’ sono indisciplinata. Vorrei fare l’encausto, ho trovato anche dove acquistare tutti gli ingredienti, carnauba compresa, ma ogni volta che sto per farlo, ci ripenso e mi rimetto ad usare la cera in crema che ho gia’. Non avendo un locale per preparare le ‘schifezze’, non posso ammorbare la mia casa piu’ di quanto non faccia gia’ quando uso anche semplicemente la cera d’api gia’ pronta. I miei arricciano il naso ogni volta che lucido un oggetto appena finito di intagliare, anche se vado in balcone o se apro le fineste in casa. Tempo fa ho provato anche una preparazione vendutami da un negoziante di Barzio che fa restauro e intaglia pure: una cera liquida preparata da questo signore che la usa anche per i propri lavori. Si stende a pennello, pero' c'e' tanta di quella essenza di trementina, che l’odore ci mette troppo ad evaporare, poco pratico da dare in casa. Cosi’ alla fine preferisco sempre le cere in pasta morbida (quasi una crema) , della Gubra, per esempio, o di qualche casa francese per il faidate-legno ( ma i prodotti francesi per il legno a me sembrano cosi’ tanto cari....). Una cosa e’ certa: ci sono tanti bei prodotti, ad esempio cera con sostanze derivate dagli agrumi, anziche’ con la trementina, splendide e poco inquinanti, ma tutti sono carissimi. Un hobby secondo me come tale vale se si riesce a farlo costare il giusto, insomma se il budget si dovesse considerare illimitato, non ci sarebbe alcun merito nel fare le cose! Poi ci sono le cere gia’ colorate, vanno molto bene perche’ cosi’ non restano quei brutti residui negli angoli, bianchicci o gialletti, che sono tra i miei piu' odiati difetti principali. Ultimamente ho acquistato una cera ‘noce chiaro’ , nella scatola sembra gia’ scura, ma non tinge eccessivamente in realta'. Ho notato che va bene (come il bitume in pittura ) per sottolineare l’intaglio, senza eccedere nel colore e senza lasciare il ‘bianchiccio in giro’ se la spazzolatura energica non lo fosse abbastanza da rimuovere tutta la cera in eccesso.

MA...quanto costa?

Ma....quanto costa intagliare a coltello? E , in tempi di crisi e di risparmio, parliamo di costi? Perche’ un hobby costa...eccome se costa....Se avete anche la passione della falegnameria e della tornitura , il problema e' risolto. Vi fate i pezzi da soli, il prezzo non e' piu' un problema,
Cominciamo ad esempio dagli oggetti grezzi da intagliare. I prezzi delle scatole (grezze) differiscono per misura o per quanto il pezzo ‘sia riuscito bene’; molti tra quelli che realizzano a mano scatole in legno non hanno un listino e fanno di volta in volta i prezzi piu' capricciosi del mondo. Penso, tuttavia, che una produzione in  grande quantita' potrebbe abbassare il prezzo, ma io ancora non ho trovato un posto 'giusto' ; inoltre , attenzione alla qualita’; io ho preferito sino ad ora oggetti italiani artigianali. Secondo me le scatole piu’ belle le fanno i veri falegnami , non le fabbriche in serie;  e son dolori...
Altro tema: gli oggetti torniti da intagliare si trovano (almeno, ora io ne trovo, dopo la fatica iniziale degli anni scorsi..., sia di media che di alta qualita’). Certamente per chi inizia e non e’ ancora certo di un risultato piu' che accettabile e’ meglio, forse, evitare i pezzi grezzi troppo costosi, non sempre necessari per ottenere un bell’effetto. I prezzi dei grezzi dipendono molto dalla qualita’ del lavoro, dall’essenza, dalla forma: penso si possa spendere da 1-2- euro di forme molto semplici (come placche per portachiavi) ai 4-5 di piccolissime ciotoline, ai 7-8 euro di vasetti semplici, a 10-12-15-20 euro per una bomoniera in noce nazionale  piccolissima. E' facile incorrere nei 70-100 euro di un grosso piatto o di una biscottiera in noce con il coperchio dalla forma esteticamante molto accattivante, precisa, morbida e i bordi ben fatti, molto sottili, lavorati dal tornitore come una porcellana. I prezzi possono scendere molto se riuscite a trovare i pochi pezzi rimasti invenduti di un a grossa ordinazione di migliaia di pezzi. Gli oggetti asimmetrici non torniti ( il cuore, lo specchio da toilette, la scatolina particolare) vengono realizzati in serie da chi ha macchine automatizzate o computerizzate e se si e’ fortunati e si capita dove sono avanzati pochi pezzi da grandi ordini , come dicevo, allora il costo per l’hobbista e’ ragionevole, ma se vi viene in mente di realizzare per due amici o parenti il pezzo della vostra vita, ben curato nella forma e poco usuale, e’ meglio che valutiate bene , prima di invaghirvi dell’idea e di soffrire poi per non aver potuto realizzare il vostro progetto. Io sono arrivata alla conclusione seguente: preferisco in alcuni casi limitati realizzare, scavare, scolpire da sola i miei pezzi grezzi, con seghetto, sgorbie e scalpelli (vedi i miei prototipi di scatole rotonde e ovali o lo specchio da toeletta o i cuori apribili) , con risultati non sempre eccezionali, pur di non rinunciare a intagliare. Ma magari chi vive vicino alla Valdaosta e ai laboratori specializzati ha piu’ chance di quante io non ne abbia, insisto, vicino alla modernissima Milano.
I disegni dei motivi da intagliare: spesso mi viene richiesto dai lettori del blog o dai visitatori di qualche piccola mostra, dove reprirli. Capisco che all'inizio, magari per gli esercizi di apprendimento, se ne abbia necessita', ma penso che man mano che si apprenda la tecnica dell'intaglio si debba cercare di esprimere proprie creazioni, se non si vuole restare in un mero ambito di tecnicismo da esecutori , ma esprimere un pizzico di quell'arte creativa che c'e' in ognuno di noi.
Qualche volta vediamo un decoro talmente bello, che vogliamo farlo anche noi, ma per lo piu' dovremmo creare nostri disegni.
Tuttavia se volete acquistare ‘ pattern’ cioe’ schemi ricalcabili, il mercato ne e’ pieno, specialmente gli americani hanno molti siti che vendono a pochissimo i loro disegni; il bello dei disegni geometrici e’ che non c’e’ bisogno di copiarli, la soddisfazione e’ proprio nel comporli, magari, dopo avere dato un’occhiata alle numerose immagini e foto disponibili su web o su alcuni libri di base. Spesso basta delimitare con un righello alcune aree e poi la fantasia aiuta , un po’ di senso di ritmo e di simmetria non sta male... Concludo dicendo che per il nostro hobby i disegni non sono forse la causa principale di spesa. Prendiamo ad esempio la scatola di cedro con rosone che aveva sollevato alcune domande sul blog: non e’ la copia di un’altra scatola, ma come ripeto spesso di sicuro le parti che compongono il decoro le potrete ritrovare in mille lavori di mille intagliatori. Le bordure sono abbastanza ottocentesche, ho avuto problemi a ‘raccordarle’ laddove il lato non era proporzionale al modulo base che le compongono (per intenderci , il cuoricino ce l’ho messo io , come escamotage per far tornare ‘il passo’ su due lati non proporzionali al motivo). Il rosone e' un dodecagono, disegnato con il compasso direttamente sul legno, gli spicchi pieni sono tali per non incorrere nei problemi del cedro, che si spezza talvolta (figura 'positiva',i libri sono zeppi di centri di rosone a spicchi pieni).... Insomma, io credo che tutti i disegni geometrici nell'intaglio a coltello come i rosoni (diversamente dal disegno ornato) siano molto ricorrenti e quasi tutti uguali, ma che la vostra creativita' puo' renderli tutti diversi; inoltre secondo me, la creativita' non vuol dire fare assolutamente ogni volta qualche cosa di diverso, perche' di sicuro qualcuno lo ha gia'inventato in secoli di intaglio a tacche con uno strumento come il coltello, ma sono le proporzioni, la posizione relativa dei decori scelti e la loro collocazione sul pezzo, le distanze , gli spessori , le curvature che fanno lo stile personale, la scelta del soggetto adatto alle linee esterne di sagoma del pezzo (altra cosa molto importante, l'armonia tra il decoro e il pezzo su cui si esegue). E’ innegabile che, come ho gia’ scritto anche sul vecchio forum ‘il legno’ o in qualche post qui sul blog, specialmente quando si e’ nella fase di ‘formazione’ delle proprie capacita’ , anche quando si crede di ‘creare’ ex novo si e’ influenzati molto piu’ di quanto non ci si renda conto da cio’ che si e’ visto, cosi’ sono sicura che se avessi visto per prime le pubblicazioni di un autore piuttosto che quelle di un altro avrei magari realizzato decori diversi .
 Gli attrezzi: costicchiano, inoltre non tutti noi abitiamo vicino ai negozi che li vendono, cosi’ costano ancora di piu’ per il viaggio o per la spedizione del pacco ordinato via internet...; i coltelli sono piu’ abbordabili (penso di poter dire dai 12 ai 15 -20 euro), le sgorbie di qualita’ talora non scherzano (dai 25 ai 45 euro medi). Per non parlare di accessori, quali viti da scultori, morsetti speciali, etc... Io non ho un laboratorio, chi ha un vecchio banco da falegname puo’ organizzarsi un posto di lavoro , ma in appartamento piccolo e’ molto difficile, per me addirittura impossibile. E’ anche per questo che resto il piu' possibile sull’intaglio a coltello. Se intagliate solo a coltello, potete avere anche solo due coltelli e fare lavori bellissimi, ve ne concedo tre al max, veramente indispensabili, il resto e' utile, ma non necessario. Un aneddoto: come vi dicevo gia’ sopra, prima di cominciare ad intagliare, ho dovuto spendere un sacco di tempo cercando di tutto. Avviene cosi’ che trovato il numero dei fratelli Codega, parlo con questo gentilissimo signore (credo sia Nicola Codega), a lungo, lui non solo fa i coltelli, ma intaglia...mi spiega un po’ di cose... A un certo punto abbandona il tono formale e mi dice quasi in dialetto che secondo lui e contro il suo stesso interesse forse sarebbe meglio che avessi due 'b' piuttosto che tante lame e mi consiglia un libro, uno di quelli storici, editi da Priuli e Verlucca, scritti dai maestri Valdaostani. Non mi piace fare pubblicita' dal mio blog, ma credo che tutti abbiamo una copia di quei libri, anche perche’ in Italia di autori italiani sull’argomento ce ne sono o ne compaiono pochi. Al momento mi sembra che lui voglia semplificarmi la strada dell'inizio da autodidatta e faccio di tutto , al contrario, per procurami un intera confezione completa di tutti i suoi coltelli da intaglio. Una specie di sfida: li trovo a buon prezzo veramente (ma pur sempre una bella spesa..) e li compero orgogliosa ...bhe', volete sapere come e’ finita? Intagliavo da due anni e mezzo ormai e a piu’ riprese avevo acquistato ancora altri 'b' che facevo ruotare nel lavoro per averli sempre arrotati bene (???!!!...), mentre tutti gli altri coltelli sono li',dopo anni, intonsi nella confezione iniziale. Eppure quelle lame non sono inutili, hanno tutte uno scopo preciso, o meglio ce l’hanno nella mente di chi li ha forgiati o nella mente di un professionista. E raffinato. C'e' chi ha scelto come preferito il '7' o uno Pfeil o uno Stubai particolare, ma la storia cambia poco: ognuno di noi credo abbia una capacita' istintiva di scegliere un attrezzo e di fare quasi tutto con quello; cio' e' particolarmente vero per il coltello da intaglio.
All'inizio del mio intaglio,  lessi su internet alcune lezioni 'free' di un corso di intaglio in lingua inglese, in cui era indicato il minimo set di coltelli e sgorbie per fare gli esercizi, pure free, con la minima spesa e la massima riuscita. Le sgorbie erano: una sgorbia a ‘v’, due sgorbie curve simili tra loro, ma di misure diverse per scavare, una sgorbia diritta, uno scalpello. C’erano anche due coltellini, uno ‘stab’ e un coltello curvo, simile ad alcune lame di Codega. Anche un noto intagliatore americano, e non e’ l’unico, propone ai suoi allievi due coltelli base , uno stab (simile ad uno scalpello a taglio obliquo) e un coltello a lama curva. Quando faccio lavori con decori non geometrici, uso e trovo molto utile anche il base di Pfeil, simile al coltellino da tasca svizzero (salvo che la lama e’ fissa), e’ meno adatto alle torsioni, ma arriva dove altri piu’ tozzi e corti sono quanto mai meno comodi. Eppoi, va ricordato che l’intaglio a coltello, pur permettendo espressioni artistiche molto raffinate, e’ nato nel mondo pastorale o rurale, dove l’unico attrezzo era una lama, tenuta in tasca per tutti gli usi. Alcuni, pastori o gente di montagna, con il coltello da tasca ben affilato sulla pietra riescono a scolpire meglio del migliore scultore in un attrezzatissimo atelier. Dimenticavo: il coltello da intaglio , secondo me, deve avere una caratteristica: essere molto ben bilanciato, in modo tale che, se sfugge dalle mani mentre si lavora, cada a terra battendo di manico e non di punta; cosi’ sara’ salvo il coltello, ma anche il pavimento e, se per caso vi dovesse cadere vicino alle gambe, o malauguratamente sopra, non vi ferira’ in alcun modo. Sara’ un caso, ma i ‘b’ che ho usato sino ad ora sono molto ben bilanciati.
 Il legno: in segheria costa, specialmente a chi non ha amici pronti a regalare o svendere piccoli sfridi; inoltre costa anche andare dal falegname a farsi ‘’dividere’ l’asse comperato in segheria in parti per fare da se' i grezzi o a farsi portare a spessore una tavoletta per un particolare lavoro. Io ad esempio ho trovato vicino casa solo assi molto spesse, mentre avrei necessita' di averne di molto sottili. Colore: bustina di mordente all'anilina, sia ad acqua che ad alcole da stendere a pennello; meglio ancora colori a mallod i nicrda non usare assolutamente per oggetti di uso corrente che debbano entrare in contatto con cibo. Per questi sara' opportuno finire ad olio di oliva o meglio con olio enologico (olio di vaselina) . Io sono convinta che i legni lasciati 'al naturale' , salvo poche eccezioni, siano adatti a realizzare oggetti per case di montagna o di campagna. Spesso preferisco tingere color noce medio sia il tiglio che il cirmolo, che il noce. Ma penso sia solo una questione di gusto personale , anche in relazione al singolo manufatto e allo specifico decoro. Pensate dove vorrete collocare il vostro oggetto intagliato a coltello e decidetene il colore, prima della lucidatura. Iniziate sempre con una tinta piu' diluita , se non avete esperienza, che scurirete passando piu' volte e in modo uniforme. Usate i colori ad acqua, quelli ad alcole sdovrebbero essere per i ritocchi. Tenete presente che fare una prova su uno sfrido dello stesso pezzo di legno e' la cosa migliore. Tavole diverse dello stesso legno possono darvi sorprese indesiderate: siate cauti nel tingere. Ogni essenza ha un a resa diversa con un dato colore o addirittura con tavole diverse dello stesso legno. Inoltre il colore verra' assorbito in modo diverso tra vena e testa. Ua cosa che non ho fatto mai sino ad oggi: policromia su legno. Ci sono oggetti antichi molto belli , a cui il colore aggiunge fascino. MI piacerebbe discutere con qualche vero esperto, che faccia ad esempio restauro scientifico, perche' i colori sul legno se non sapientemente accostati sbavano, fanno 'pacchiano' o fanno 'troppo country' e possono rovinare irreparabilmente un oggetto che magari vi e' costato molto impegno . Cere: se ne usa una certa quantita’, si puo’ pero’ spendere il giusto, salvando la qualita’. Io uso prevalentemente cera pronta per mobili, in pasta, incolore, per lo piu', solo talvolta nella tinta noce medio. Quella che uso maggiormente e' a base di cere d'api con cera di carnauba. La cera di Carnauba serve ad innalzare il punto di fusione e a conferire maggiore lucentezza. Stendo la cera abbondante con un panno morbido , poi lucido con una spazzola a setole naturali non troppo morbida, che ripulisca anche l'interno dei cavi. Alla fine una passata leggera con panno morbido e pulito. Alcuni colleghi usano la cera solida che scaldano sul pezzo con il phon. Mai fatto. La gommalacca a peso in scaglie: costa poco. La gommalacca gia’ pronta: la trovo, scusate, di un costoso indecente L’alcole a 95 gradi: in certe ferramenta/colorifici ha ancora un prezzo onesto (circa 2.5 euro al litro) , ma spesso c’e’ chi se ne apporfitta. I libri: all’inizio per l’intaglio a coltello ne bastano un paio, ma l’esigenza cresce molto quando si vuole cominciare a consolidare le prime esperienze e cercare di portarsi su qualche cosa di piu’ complesso, magari dall’intaglio a tacche all’intaglio tradizionale architettonico/decorativo/tradizionale a sgorbia. Beh’, costicchiano, ma specialmente in lingua inglese se ne trovano davvero molti, nuovi e usati, basta cercare con attenzione , spesso i siti specializzati fanno anche offerte. Talora si trovano anche copie ‘elettroniche’ e allora basta molto meno per acquistarli. La mia conclusione sui costi degli hobby e’ questa: i fornitori sono furbi, oggi tutto cio’ che appen appena si diffonde come hobby diventa subito un business e credo che, visto l’interesse crescente attorno a questi hobby un po’ piu’ ‘consistenti’ e derivati da vecchie attivita’ artigianali/artistiche, vedremo salire i prezzi proporzionalmente al crescere della domanda.