martedì 17 febbraio 2009

La finitura

Ho scritto piu’ volte nel blog che all’inizio preferivo la lucidatura a gommalacca, ma che poi ho optato anch’ io, dopo vari commenti anche molto negativi , per un uso prevalente della finitura a cera. Vi rimando ai post gia’pubblicati. Tra l’altro ho notato che il tema della finitura e’ uno dei pochi su cui si e’ ‘scatenata ‘ la disussione tra i lettori dei miei post a suon di commenti, mentre di solito langue, anche se le visite al blog sono moltissime. Ho visto che l’argomento solleva sempre molta attenzione, anche nei forum specializzati in ‘restauro ‘ o in lavori di falegnameria etc... ..E ancora non ho capito bene perche’. Forse perche’ la finitura richiama aspetti tecnici, ma non ci sono regole assolute ed ognuno crede di avere trovato la propria ricetta. Ben venga la discussione sulla finitura! E...buon lavoro a chi si accostera’ a questo hobby, magari dopo , spero, aver letto anche questo articoletto!
riporto di seguito il post gia' pubblicato sulla finitura:
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Spesso, pur non comparendo commenti direttamente sul blog, ricevo qualche e-mail diretta ; tra le ultime ho ricevuto in particolare una domanda da Paolo sulla gommalacca. Visto che gli ho risposto via e-mail di getto , con molti errori di ortografia, ho deciso di postare oggi questo piccolo commento sul tema, spero avendo corretto il grosso degli svarioni di battitura (???!!! introducendone di nuovi, ovviamente). Non so se la mia gommalacca sia come da manuale: pertanto chi volesse provare ed apprendere il modo migliore di prepararla o di applicarla fara’ bene a rivolgersi agli esperti, come ho gia’ detto in un post precedente. Su Web ci sono tanti articoli, anche molto tecnici. Sta di fatto che io compro quella in scaglie, a peso, cosi' costa ancora meno, uso per diluirla l'alcole a 95 gradi (non quello normalmente in vendita al supermercato, che e' a 90 gradi max), preparo la gommalacca come la pasta per le tagliatelle, a ‘occhio’; ne tengo un po' sempre pronta, poco diluita (che tengo sempre ben chiusa, perche' l'alcole cosi' quasi puro evapora che e' un piacere) , poi al momento dell'uso in un'altra piccola bottiglietta ne diluisco un po' aggiungendo altro alcole. Un mio collega che ha anche lui l'hobby del legno dice che suo nonno gli ha lasciato una ricetta in cui la gommalacca viene arricchita con l'olio di oliva. Non ho mai provato. Per me la prima passata e' da fare molto blanda (diluita) , affinche' penetri bene nei pori del legno. Poi passo a quella un po' piu' densa, poi sempre piu' diluita sinche' lucido con alcole qualsi puro. Non crediate che io sia brava con la gommalacca; io la chiamo la gommalacca 'a modo mio': uso uno stoppino o tamponcino, fatto da me con straccetti di cotone o lino sottile, riempiti di lana vera, molto stretto, ovviamente le pezzette sono fatte con la stoffa di vecchie camice da uomo (o di cotone sottilissimo o di lino, quello che ho al momento in casa). E' vero che se si usa la pomice sottilissima (doppio zero) prima di iniziare a lucidare, come turapori, insieme a un po' di gommalacca ( e soprattutto dopo, dicono, averla abbrustolita la pomice in padella a secco, perche’ scurisca) si ottiene il risultato di 'turare ogni fessura' (avevo consultato anche un vecchio lucidatore /restauratore che alla bella eta' di 86 anni fa imperterrito i mercatini dell'antiquariato in Brianza) , ma questo secondo me va bene se si deve davvero lucidare finemente una superficie ampia di legno pregiato, lastronato di noce etc... e poi passando tante volte il tampone con accortezza e pazienza in tanti versi (lasciando asciugare bene tra una mano e l'altra) si otterra' una superficie lucidissima... Ma nell'intaglio bisogna fare 'una via di mezzo', altrimenti i cavi si riempiono di sgradevoli residui biancastri e la gommalacca se non si e' abilissimi diventa caramellosa. Innanzitutto niente pomice, ne' turapori, e poche passate molto diluite. La gommalacca, inoltre, secondo me, va bene come e’ stata sempre usata nel secolo scorso, cioe’ se prima si tinge il legno, con il mordente; la gommalacca infatti dara' una sfumatura bellissima alla tinta, molto piu' di qualunque cera, anche colorata. La gommalacca comune e' ambrata (c'e' anche quella purificata bianca, ma confesso non l’ho mai usata sull'intaglio, mentre l'ho usata nella doratura a guazzo, come finitura protettiva) , piu' o meno secondo la provenienza, questo la rende bella, perche’ proprio questo accentua il calore dell’aspetto del legno. Ma, per rispondere ad una domanda nella e-mail di Paolo, se si applica sul legno non tinto, ad esempio sul tiglio che non ha neppure venatura, secondo me, non da’ grandi risultati....Dico questo perche’ io l’ho provata, senza tingere prima con mordente, solo su tiglio (vedi il mio rosone) , e il risultato mi ha deluso: un bel giallastro stupido. Non ho mai provato con noce o con ontano, che hanno una bella venatura. Magari provo su una tavoletta di sfrido uno di questi giorni. La gommalacca negli intagli molto fitti la stendo con il pennello (che poi e' letteralmente da buttare, attenzione!, pulire subito con l’alcole, se basta; notare: se un restauratore o un vecchio lucidatore legge che stendo a pennello la gommalacca mi uccide via web!!) e uso il tampone nelle parti lisce al contorno, passando pero' anche sull'intaglio lievemente, cosi' il grado di laccatura e' (almeno nelle mie intenzioni) uniforme. Ripeto: sono stata molto criticata per l’uso della gommalacca sull’intaglio a coltello, non essendo un’esperta posso solo accettare le critiche e suggerire a tutti di usare la finitura a cera. Per la cera, anche li’ sono indisciplinata. Vorrei fare l’encausto, ho trovato anche dove acquistare tutti gli ingredienti, carnauba compresa, ma ogni volta che sto per farlo, ci ripenso e mi rimetto ad usare la cera in crema che ho gia’. Non avendo un locale per preparare le ‘schifezze’, non posso ammorbare la mia casa piu’ di quanto non faccia gia’ quando uso anche semplicemente la cera d’api gia’ pronta. I miei arricciano il naso ogni volta che lucido un oggetto appena finito di intagliare, anche se vado in balcone o se apro le fineste in casa. Tempo fa ho provato anche una preparazione vendutami da un negoziante di Barzio che fa restauro e intaglia pure: una cera liquida preparata da questo signore che la usa anche per i propri lavori. Si stende a pennello, pero' c'e' tanta di quella essenza di trementina, che l’odore ci mette troppo ad evaporare, poco pratico da dare in casa. Cosi’ alla fine preferisco sempre le cere in pasta morbida (quasi una crema) , della Gubra, per esempio, o di qualche casa francese per il faidate-legno ( ma i prodotti francesi per il legno a me sembrano cosi’ tanto cari....). Una cosa e’ certa: ci sono tanti bei prodotti, ad esempio cera con sostanze derivate dagli agrumi, anziche’ con la trementina, splendide e poco inquinanti, ma tutti sono carissimi. Un hobby secondo me come tale vale se si riesce a farlo costare il giusto, insomma se il budget si dovesse considerare illimitato, non ci sarebbe alcun merito nel fare le cose! Poi ci sono le cere gia’ colorate, vanno molto bene perche’ cosi’ non restano quei brutti residui negli angoli, bianchicci o gialletti, che sono tra i miei piu' odiati difetti principali. Ultimamente ho acquistato una cera ‘noce chiaro’ , nella scatola sembra gia’ scura, ma non tinge eccessivamente in realta'. Ho notato che va bene (come il bitume in pittura ) per sottolineare l’intaglio, senza eccedere nel colore e senza lasciare il ‘bianchiccio in giro’ se la spazzolatura energica non lo fosse abbastanza da rimuovere tutta la cera in eccesso.

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